"In cammino con gli zingari" di Margherita Bettoni, il manifesto del 7 febbraio 2013 Il volume di Carla Osella «Rom e Sinti. Il genocidio dimenticato», edito da Tau, narra le storie raccolte durante un viaggio, lungo quarantamila chilometri, tra i campi di sterminio La vicenda della piccola sinti è una delle tante storie raccolte nel nuovo libro di Carla Osella Rom e Sinti. Il genocidio dimenticato, pubblicato da Tau Editore (pp. 246, euro 15). Il «pellegrinaggio nel dolore di una popolazione», così come lo definisce Osella, inizia nel 2005 e porta l’autrice e la sua assistente Francesca Sardi sui luoghi dello sterminio rom e sinti. È un viaggio lungo quarantamila chilometri che attraversa venti paesi: dalla Francia all’Olanda, dalla Polonia all’Ucraina. Per sette lunghi anni, Osella e Sardi visitano campi di concentramento, ghetti ma anche centri di eutanasia e foreste, luoghi in cui rom e sinti vennero imprigionati, uccisi o gravemente menomati dagli esperimen-ti condotti sui loro corpi dalla follia nazista.
Fascismo
Apple toglie dal suo Store l'Apps che permetteva di accedere ai documenti di Wikileaks. Un clamoroso caso di censura politica. Da Mela marcia.
Non contenti della strage compiuta (in acque internazionali, tengo a precisare, entrando di diritto nell'ambito della criminalità comune, della pirateria, per la precisione, un po' come i pirati somali di cui tanto s'è discusso sulla stampa internazionale ed italiana qualche mese fa), i signori e le signore del governo israeliano hanno pensato bene di farsi un paio di risate (sulle spalle delle vittime, evidentemente, dei loro famigliari e dei rispettivi paesi) con un eccezionale video dalla comicità inesauribile e - soprattutto - pieno di buon gusto ed intelligenza.
Sono tornati tra ieri e ieri l'altro gli attivisti imbarcati sulla Freedom Flotilla, assalita la notte del 31 maggio dalla marina israeliana con un bilancio di almeno 9 morti tra i pacifisti, centinaia di feriti e decine di dispersi. Di seguito i primi racconti a caldo.
L’embargo e poi l’attacco contro il convoglio pacifista: i leader politici occidentali sono troppo vigliacchi per prendere posizione contro la violenza. Ci pensano le persone comuni, scrive Robert Fisk.
Intellettuali e attivisti israeliani commentano l'assalto alla flotta di aiuti per Gaza, in attesa della reazione dell'opinione pubblica
Una notte. Una nave. Decine di uomini e donne che vogliono portare aiuto ad altri uomini e donne. Improvvisamente: spari, bombe, elicotteri, assalti, morti (per ora 19), feriti, un massacro. Uno sterminio. Luci ed esplosioni che squarciano il cielo. Grida e sangue innocente. I visi distorti dalla ferocia. Non è il racconto dell’attacco notturno di una squadraccia contro i partigiani, o quello di un blitz delle SS per scovare ebrei nascosti in territorio tedesco. È la storia di quello che lo Stato di Israele ha appena compiuto contro una nave di aiuti umanitari diretta verso la Striscia di Gaza. La Freedom Flotilla è stata assaltata e le persone a bordo massacrate. Le ultime di migliaia di vittime della foga omicida dello Stato di Israele.
Sono passati 34 anni dal giorno in cui un golpe militare cambiò tragicamente la storia argentina. In quest’ennesimo anniversario è d’obbligo ricordare le innumerevoli vittime e denunciare i colpevoli, in memoria uno sterminio silenzioso e a purtroppo a lungo taciuto. Intanto emerge sempre più l’appoggio statunitense al governo militare.