Cosa succede nel jazz nordamericano nel 1968, cinquant’anni fa come da canonico anniversario? Molto. E parecchio di quanto va succedendo è sottotraccia, da decrittare con attento dosaggio di indagine. Perché il ’68 documentato dai dischi di jazz ci testimonia innanzitutto una grande, oceanica assenza: s’è spenta la voce del sassofono […]
Storia
di Sergio Bologna e Giairo Daghini, uscito su DeriveApprodi di giovedì 25 maggio Ecco un altro anniversario. Dopo il 2017 che ci ha ricordato la rivoluzione d’ottobre e il movimento del ’77 nelle università italiane, è la volta di ricordare i cinquant’anni dal fatidico 1968. C’eravamo? Sì, c’eravamo, mezzi partecipanti […]
Fiamme e rock‘n’roll. Romanzo veridico sullo sgombero del Leoncavallo, 1989 di Bruno Segalini, edito per i tipi della Shake Edizioni Underground – ormai storica casa editrice milanese, guidata da alcuni ex attivisti dell’Helter Skelter, spazio interno al centro sociale milanese negli anni in cui è ambientato il libro, spazio animato […]
Sono passati 35 anni da quel 18 marzo 1978, ma dell'omicidio di Fausto e Iaio ancora non si sa nulla. In realtà dal punto di vista storiografico si sa tutto, si sa chi li ha uccisi - tre fascisti, di cui si sa nomi e cognomi - si sa chi non ha voluto indagare da subito negli ambienti giusti - la questura di Milano e le "forze dell'ordine". E' solo dal punto di vista giudiziario che, come per Piazza Fontana e per la maggior parte delle stragi fasciste che hanno insanguinato questo paese, non si sa e probabilmente mai si saprà cosa è successo e i colpevoli non verranno puniti. Anche perché vorrebbe dire punire, in primis, lo Stato. Ed è difficile credere che lo Stato - in particolare quello italiano - sia in grado di punire se stesso. E l'impunità continua.
Leggo con interesse, come sempre, la recensione che Gianpasquale Santomassimo fa dell’ultima fatica dello storico Guido Crainz “Storia della Repubblica. L’Italia dalla Liberazione ad oggi”, edito per i tipi della Donzelli (che NON ho letto!). [Parlando] del «lungo Sessantotto» italiano, […] una delle critiche (che è in larga misura anche […]
LA PISTOLA Y EL CORAZON 2 febbraio 1977: l’inizio della grande rivolta Dedicato a Leonardo Fortuna detto Daddo (20 settembre 1955 – 17 febbraio 2011), alla moglie Francesca e alla figlia Nina. “La pistola y el corazon” racconta la storia di due scatti del fotografo Tano D’Amico che sono a […]
Sono almeno 50 anni che l’Italia vive sotto l’incubo della “strategia della tensione”, quella strategia – per usare le parole del giudice Salvini – “fatta di bombe nelle banche, di stragi di civili sui treni e nei comizi sindacali”. Una strategia che inizia ad essere teorizzata nei primi anni ’60, […]
Come mai agli intellettuali italiani non piace Erri De Luca? Ed è nei sui libri, nella sua e nelle sue storie la risposta: non è un pentito, anzi!
Trentanni fa, 1984, primi giorni di ottobre. La Commissione parlamentare per l’indagine sui crimini commessi da Michele Sindona, in particolare sui legami Mafia, Banche, Partiti, Vaticano, P2, che aveva dominato l’Italia, giunse a delle conclusioni terribili. Su queste conclusioni si svolse un dibattito parlamentare dal quale emerse, per iniziativa di parlamentari radicali (Aglietta, Teodori, Melega), una mozione di sfiducia verso Giulio Andreotti, allora ministro degli esteri che, dai lavori della Commissione, risultava assai coinvolto in quelle faccende. Il presidente della camera Nilde Iotti accordò il voto segreto, richiesto dai radicali, su questa mozione. Sembrava scontata la maggioranza contro Andreotti: molti parlamentari democristiani avrebbero votato contro Andreotti, i partiti laici e i 198 voti del Pci avrebbero mandato a casa il “divo”. Il 4 ottobre si vota. Risultato: la mozione viene respinta con 199 voti contrari e 101 a favore. Il gruppo parlamentare comunista aveva annunciato il giorno prima che non avrebbero partecipato al voto, astenendosi. Chi aveva fatto questo annuncio e si era battuto per l’astensione era stato il Presidente dei deputati comunisti Giorgio Napolitano. La stampa del giorno dopo titolava ovviamente: «Il PCI salva Andreotti». La base del Pci andò su tutte le furie, scazzottate nelle sezioni, sedie che volavano e il segretario Alessandro Natta fu costretto a smentire Napolitano, affermando che il partito era estraneo alla decisione dell’astensione, che l’iniziativa era stata dei parlamentari. Natta, per cercare di recuperare la orribile figuraccia dei parlamentari, affermò che «nessuno può intendere il voto di astensione come assoluzione» e che quindi «il ministro degli esteri si sarebbe dovuto dimettere». Tutti sappiamo che Andreotti non si dimise, anzi aumentò le opportunità per il premierato. Le voci dei giorni seguenti confermarono che l’iniziativa dei parlamentari del Pci di non votare e salvare Andreotti era stata caldeggiata da Giorgio Napolitano.
Per ricordare Enrico Berlinguer non posso fare a meno di usare uno dei testi fondamentali per capire la storia italiana del secondo '900, L'orda d'oro di Primo Moroni e Nanni Balestrini