Ieri abbiamo scoperto che Stefano Cucchi non è stato ucciso da nessuno. Se vi domandate chi è Stefano Cucchi, la risposta sta, oltre che nel link sopra, anche in questa foto, che parla da sola:
Stefano Cucchi, 31 anni, geometra, venne arrestato per il possesso di pochi grammi di droga. Di lui non si seppe più nulla, fino a che i famigliare vennero avvertiti della morte, avvenuta all’ospedale Pertini di Roma.
Ieri in appello un giudice ha detto che non si può dire chi è stato a compiere il massacro che emerge dalle foto sopra.
Eppure qualcuno ha arrestato Cucchi; qualcuno ha deciso – per qualche motivo – di ricoverarlo in ospedale e qualcuno, in ospedale, sarà stato responsabile dello stato di salute di Stefano.
Bene, nessuno di loro – responsabili di una persona costretta – ha, per lo Stato italiano, responsabilità per la morte di questo giovane di poco più di trent’anni.
Pochi anni fa è successo qualcosa di simile ad un altro ragazzo, ancora più giovane: Federico Aldrovandi, ammazzato da 4 poliziotti poi condannati con sentenza definitiva.

In tutti questi casi – ma se ne potrebbero elencare molti altri – e nella mia selezione di link in home, trovate la sezione “Per non dimenticare” con un po’ di nomi.
Il 9 dicembre 2013 4 militanti No Tav sono stati arrestati perché ritenuti responsabili di alcuni attacchi ai cantieri dell’alta velocità in Val Susa. Arrestati a dicembre 2013, oggi sono ancora in galera, per molto tempo sono stati in isolamento, sono stati più volte spostati di carcere, esattamente come succedeva per i militanti delle Br e della lotta armata in generale e per i mafiosi.
Perché ho messo insieme queste storie?
Perché sono l’indice chiarissimo di cosa significhi “giustizia” nel nostro paese, e non da oggi.
I poliziotti che hanno ucciso Federico NON hanno fatto un giorno di carcere e sono in servizio; poliziotti, guardie carcerarie, infermieri e medici che hanno avuto Stefano in custodia sono stati assolti e nessuno ha pagato per la sua morte cruentissima, nonostante fosse nelle mani dello Stato.
Chiara, Mattia, Claudio, Niccolò, attivisti No Tav, accusati (ma non condannati) per degli attacchi a delle attrezzature per la costruzione dell’alta velocità in Val Susa – quindi non a delle persone – sono in galera dal dicembre 2013 e pare che non ci sia nessuna intenzione di farli uscire.
Punto: c’è altro da dire?