Il 14 aprile 1930 Vladimir Vladimirovič Majakovskij, grandissimo poeta e compagno, decideva di lasciare questo mondo (anche se alcuni storici sostengono che non si sia suicidato, ma sia stato eliminato dai sicari del regime stalinista) e, soprattutto, con questo gesto di condannare duramente il tradimento bolscevico della Rivoluzione Russa. Due mesi prima di suicidarsi (o di essere "suicidato"), Majakovskij scriveva l'Introduzione al suo poema "A piena voce", molto duro con la burocratizzazione della Rivoluzione e con tutti i tanti poetuccoli che ebbero, da allora fino alla fine dell'URSS, grande successo non tanto per la loro capacità (spesso inesistente) ma per il loro servilismo schifoso.
Letteratura
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“Carte insperate”: questo il titolo con il quale a venticinque anni dalla morte di Julio Cortazar, vedranno la luce circa 500 pagine inedite dell'autore della Rayuela.
di Valerio Evangelisti, via Carmilla on line ®. Un atto di inaudito autoritarismo si è compiuto in Spagna. Dopo avere posto fuorilegge numerosi partiti baschi ritenuti copertura di Batasuna il raggruppamento considerato braccio politico dell’ETA, posto nell’illegalità nel 2003, il Tribunale Supremo spagnolo ha il 16 maggio messo al bando, […]